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Il robot selvaggio: una commovente storia di presa di coscienza, maternità e discriminazione in salsa Sci-Fi

 Molto bene carissimi amici, oggi parliamo di un film di animazione della DreamWorks di quest'anno che ha avuto un ottimo successo di critica e pubblico: Il robot selvaggio (The Wild Robot) diretto da Christopher Michael Sanders. Nonostante sia un film per famiglie, sa parlare anche ad un pubblico di adulti e riesce a emozionare, piangere ed educare un pubblico molto vasto. Sul lato tecnico, l'animazione è davvero spettacolare e i pezzi musicali sono evocativi (e per fortuna non sono invasivi come i musical dei classici Disney con un brano musicale ogni 2x3) e si sposano bene con i sentimenti provati dai personaggi.


Trama e temi

A causa di un tifone, la Universal Dynamics: colosso nella produzione di robot multiuso, perde svariate unità ROZZUM stoccate in una nave cargo e alcune di esse riportano danni. Seguiremo le vicende di ROZZUM 7134, un robot con voce femminile che, dopo essere stata attivata, vuole adempiere al compito per il quale è stata creata: essere utile agli altri senza uccidere seguendo le classiche leggi di Isaak Judovič Azimov. Logicamente, in una foresta abitata da soli animali, il robot non è in grado di essere utile a nessuno perché non comprende il linguaggio animale. Il robot tuttavia non demorde, e attivando una sua speciale funzione è in grado di apprendere il linguaggio animale e di esprimersi, ma nessun animale ha bisogno del suo aiuto e, anzi, gli animali gli sono ostili perché essendo diverso suscita paura e diffidenza e viene inseguito anche da un orso e scaraventato via devastando un nido di oche con la sua caduta. Il robot si rende conto di aver ucciso involontariamente i vari membri della famiglia dei pennuti eccetto l'unico superstite, un uovo non ancora schiuso e, nonostante non abbia ricevuto alcuna direttiva, dopo averlo scannerizzato e verificato la presenza un pulcino si occupa dell'uovo difendendolo da una volpe famelica di nome  Fink. Dopo la schiusura dell'uovo, per effetto dell'imprinting, ovviamente, l'ochetta considera il robot come sua madre, ma esso ritenendo il suo compito concluso cerca di sbolognare il pulcino e mettersi in contatto con la fabbrica per essere recuperato e riparato, ma dopo l'incontro e il dialogo con una madre opossum e i suoi cuccioli e a causa delle direttive della sua programmazione, costringono il robot a ritardare la sua richiesta di soccorso perché dovrà occuparsi dell'ochetta come se fosse sua madre crescendolo e insegnandogli a nuotare e a volare in attesa del periodo della migrazione. Ad aiutare il robot nella crescita del piccolo, ci sarà lo stesso Fink che tenterà con l'inganno di pappare l'ochetta e non riuscendoci, resterà con il robot perché con la sua furbizia può ottenere differenti vantaggi e avere cibo in quantità e un rifugio. Tuttavia, Fink non sarà un semplice approfittatore della situazione, si rivelerà essere una volpe sensibile che ha avuto una vita dura e come il robot è sempre stato rifiutato dagli altri e insieme battezzano l'ochetta Beccolustro e, dato che ROZZUM 7134 non è un nome intuibilissimo, chiameranno il robot semplicemente Roz. E giungiamo nel vivo della narrazione dove incontreremo i principali temi del film: innanzitutto, la denuncia dell'emarginazione, come Roz, anche Beccolustro sarà discriminato da un gruppo di oche per il suo modo bizzarro di esprimersi in "robottesco" e di nuotare (perché Roz, non essendo un'oca, non è in grado di insegnarglielo), per una sua menomazione alle ali e non soddisfatti, crudelmente riveleranno la verità a Beccolustro su quella che considerava sua madre e la morte della sua famiglia. Abbiamo una rottura, Beccolustro smette di rivolgersi a Roz come "madre" e la chiama semplicemente per nome e si chiede chi sia davvero; allo stesso modo si crea una rottura dei rigidi protocolli a cui Roz, in qualità di robot, è costretta a fare affidamento: nella crescita del piccolo Beccolustro, il robot si rende conto che non può applicare alcuno schema razionale per poter essere una madre e in questo modo inizia a sviluppare una propria coscienza e ad umanizzarsi. Una volta conseguiti i 3 compiti, nonostante le difficoltà, Roz da un lato sente di aver adempiuto al suo incarico ma sente un forte vuoto dopo che finalmente Beccolustro riuscirà a conseguire la capacità di volare e di poter migrare, e a malincuore, Roz ricontatterà la Universal Dynamics che sarà piuttosto interessata all'incredibile quantità di dati raccolti dall'unità e desidererà resettarla e studiarla. Tuttavia, Roz non si identifica più come un freddo e calcolatore robot, ma molto simile a un umano e non vuole ri-omologarsi alle altre macchine perdendo quello che la rendeva diversa e appunto più "umana" e viene considerata dall'unità Vontra, non solo come enorme database da studiare, ma come un'unità anomala da riparare. 

Considerazioni finali

Altro tema non meno importante, al di là della discriminazione per chi è diverso o soffre di una particolare patologia e il sentimento materno che trascende qualsiasi schema logico, è quello di essere una grande famiglia (l'umanità) e di mettere da parte ogni divergenza. Senza spoilerare molto, prima del confronto violento con Vontra, il principale villain, a causa di una calamità, diversi animali rischiano di morire e Fink, al riparo nel comodo rifugio, essendo sempre stato allontanato e discriminato, vorrebbe lasciarli al loro destino, ma Roz, che ha subito un destino molto simile, rischia la propria vita...ehm...integrità strutturale per salvare disinteressatamente tutti e riunisce prede e predatori che ovviamente si azzannano fra di loro in quanto loro natura. Per la sopravvivenza, in alcune circostanze bisogna essere uniti e sbarazzarsi del proprio istinto (che segue logiche non meno differenti dalle direttive di un robot) e restare uniti e da questa convivenza forzata, in realtà, si crea un forte legame sincero che perdura anche dopo la fine del rigido clima che colpisce gli animali della foresta che in segno di gratitudine si alleeranno con Roz nel momento del bisogno. In un certo senso è anche un messaggio estendibile alle controversie internazionali di tutto il mondo dove si ragiona secondo uno schema fisso di ciò che è bianco e nero e un invito, anche senza necessità di un grave cataclisma, a far parte della grande famiglia del genere umano e a non aggredirsi reciprocamente. Un film che davvero consiglio.

Voto: 8/10   

Gerry

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