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Parthenope di Sorrentino è un'ode alla bellezza enigmatica di Napoli

Salve cari lettori, eccoci a recensire il decimo film di Paolo Sorrentino: Parthenope. Con "Parthenope", Paolo Sorrentino ci offre una nuova dimostrazione del suo inconfondibile stile, ma questa volta con una sensibilità che sembra spingersi oltre il terreno a lui familiare per esplorare il cuore e l’anima di Napoli. Il film non è solo una celebrazione visiva della città, ma una meditazione profonda sulle sue contraddizioni, i suoi miti e la sua inesorabile capacità di reinventarsi.



Sorrentino abbraccia la città come se fosse una creatura viva, e la fotografia di Daria D'Antonio restituisce ogni scorcio con un’intensità palpabile. Ogni inquadratura trasmette l’impressione di un dipinto in movimento: i vicoli stretti, la luce dorata che accarezza il mare, le facciate sgretolate ma ricche di storia. Tuttavia, non c’è romanticismo ingenuo. Napoli è un personaggio multiforme, a tratti magnifica, a tratti spietata. 

La protagonista è un simbolo della città stessa, incarnando le sue contraddizioni e il suo spirito indomito. Parthenope non è solo una donna: è Napoli personificata, un’entità che osserva e assorbe tutto ciò che accade intorno a lei. Il suo silenzio enigmatico e la sua apparente passività sono tratti che possono disorientare, ma rappresentano il ruolo eterno della città come testimone della storia. L’interpretazione di Celeste Dalla Porta è magnetica, ma volutamente distaccata, per sottolineare il suo carattere allegorico.

Altro personaggio importante su cui vorrei soffermarmi è il cardinale Tesorone, un ecclesiastico carismatico e controverso, una figura che rappresenta la sacralità della città ma anche i suoi lati più oscuri. Il personaggio è il tramite tra il divino e il terreno, con un’ambiguità morale che lo rende complesso e affascinante. La sua relazione con Parthenope è velata di mistero, ma suggerisce una tensione tra fede e disillusione. Interpretato da Peppe Lanzetta.

La trama è volutamente episodica, con la protagonista Parthenope, una donna enigmatica interpretata da Celeste Dalla Porta, come filo conduttore. Attraverso i suoi occhi, assistiamo ai momenti chiave del film. Parthenope è sia testimone che simbolo: un’allegoria della resilienza partenopea. Tuttavia, la scelta di non approfondire psicologicamente il personaggio principale potrebbe alienare parte del pubblico, lasciandolo desideroso di una maggiore connessione emotiva.

Sacralità e profanità

Un elemento che colpisce è l’audacia con cui Sorrentino mescola il sacro e il profano. La scena controversa legata alla liquefazione del sangue di San Gennaro è un esempio perfetto della sua capacità di scuotere lo spettatore. Non è una provocazione fine a se stessa, ma un tentativo di interrogarsi sul ruolo della fede in una città che vive costantemente in bilico tra spiritualità e superstizione. Personalmente, ho trovato questo approccio potente e coerente con la poetica del regista, anche se, in occasione di qualche scena particolare, non sono mancate critiche da parte degli addetti ai lavori e non.

Il film brilla grazie al suo cast, con Celeste Dalla Porta che regala una performance magnetica. In questo film anche i personaggi secondari hanno un senso e rappresentano diversi caratteri e sfumature di Napoli e della società. Spicca la performance dell'attore internazionale Gary Oldman e attori napoletani come Luisa Ranieri, Peppe Lanzetta, Silvio Orlando. Sorrentino gestisce abilmente il rischio di stereotipi, evitando di cadere in cliché, e dà vita a una coralità vibrante, dove ogni personaggio, anche se secondario, ricopre un'importanza fondamentale per lo sviluppo della trama.

Il "peso" dello stile di Sorrentino

Un aspetto da considerare è che il film, come altri lavori di Sorrentino, può risultare eccessivamente stilizzato. In alcune sequenze, l’estetica sembra prendere il sopravvento sulla narrazione, lasciando lo spettatore incantato ma anche un po’ distaccato. Tuttavia, questa è una cifra stilistica che, se accettata, arricchisce l’esperienza.

"Parthenope" è un’opera che richiede attenzione e pazienza, ma che ripaga con una visione del cinema d’autore rara e preziosa. Non è un film perfetto: l’enigmaticità della protagonista e alcune scelte narrative potrebbero non soddisfare chi cerca un racconto lineare o emotivamente più immediato. Tuttavia, per chi ama il cinema di Sorrentino e desidera un’immersione nella complessità di Napoli, "Parthenope" è un’esperienza intensa, visivamente straordinaria e ricca di significati stratificati. Il film è un tributo audace e poetico a una città che non smette mai di sorprendere, proprio come il cinema di Paolo Sorrentino.

Voto 8/10

Eug.

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