Molto bene carissimi amici, oggi trattiamo il 2º capitolo di The Accountant del 2025 (un 3º film è stato già programmato), sempre diretto da Gavin O'Connor che, per quanto ben recepito, per il mio gusto personale, diventa inutilmente una commedia con una quantità eccessiva di scenette imbarazzanti che rallentano di molto il ritmo e prolungano inutilmente il minutaggio.
Tolte le numerose scene inutili, in realtà di queste 2h c'è poco da scrivere: Prima dell'uccisione dell'ex direttore dell'ufficio finCem del dipartimento del tesoro degli USA (con la funzione di contrastare i crimini finanziari) Raymond King per mano di un'ispanico, l'uomo discute e implora una killer prezzolata molto esperta di ricercare, senza uccidere, i membri di una famiglia salvadoregna consegnando una loro foto. Alla notizia della morte di King, la sua succedittice alla direzione del finCem, inizia a indagare sulla morte del suo predecessore, e dopo averlo visto all'obitorio con una frettolosa scritta sul braccio nella quale supplicava di rivolgersi all'infallibile contabile autistico Christian Wolff, Medina, con una certa riluttanza, conoscendo bene il passato criminale dell'uomo, decide di rivolgersi a lui e iniziano ad analizzare la foto della famiglia salvadoregna come loro unica traccia che collegava la morte dell'uomo. Il contabile, grazie al suo incredibile acume, traccia il probabile percorso che la famiglia compie per raggiungere gli States in modo illegale, e i vari pericoli che la stessa avrebbe dovuto affrontare incontrando per la loro strada uomini privi di scrupoli. L'indagine sarà più complessa di quanto ci si sarebbe potuto aspettare, e Christian contatta il fratello tagliagole Braxton, comparso anche nel capitolo precedente brevemente, che ad ascoltare la sua voce non è affatto felice di risentirlo dopo tanti anni in cui non si era neppure preoccupato se fosse un buona salute, ma infine decide di accorrere in suo aiuto. Aiutati anche da Justine (apparsa nel capitolo precedente) e dal suo esercito di giovanissimi hacker, i 2 fratelli riuniti e la federale verranno a sapere di un brutto giro di mercanti di schiavi che dopo aver fatto entrare illegalmente gli immigrati disperati, costringevano le donne a prostituirsi e agli uomini a dei lavori massacranti e disumani, inoltre riguardo alla foto della famiglia salvadoregna, costatano una probabile relazione con la killer contattata da King poco prima di morire e la donna della foto, il cui figlio era ancora in vita e si trovava in una sorta di campo di prigionia con altri bambini, mentre il padre era stato ucciso da uno di quei bastardi mercanti di uomini.
Il film denuncia, giustamente, il traffico illegale di esseri umani condotti illegalmente in USA con la speranza di un futuro migliore, ma destinati a essere ridotti in schiavitù da parte di uomini privi di scrupoli; una realtà che non riguarda solo il paese a stelle e strisce, ma è riscontrabile in ogni parte del mondo. La storia in sé, seppur a tratti interessante, seppur tenta di di dare una profondità ai 2 fratelli e di mostrare il loro riavvicinamento, a causa di una serie di gag e battute squallide e del modo dei 2 fratelli di battibeccare come se avessero 3 anni, non solo ciò rende la narrazione estremamente pesante, ma anche i personaggi risultano odiosi e irritanti, il tono del film non si lascia prendere sul serio e sono del tutto innaturali i momenti di tensione e completamente fuori contesto rispetto alla deriva comedy di The Accountant. Rispetto al 1º film che approfondiva il personaggio principale e la sua condizione psichica attraverso una storia molto più convincente e motivazione decisamente più valide per poter giustificare le sempre 2 h di film, qui abbiamo un polpettone indigesto, con un ripieno di scene inutili, tediose e condito leggermente con qualche idea buona, ma non sufficiente per poter essere promosso.
Voto: 5/10
Gerry
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