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I Sette Samurai: una pellicola da manuale di storia del cinema

Bene carissimi lettori, dopo un po' di tempo di assenza dal blog, ritorno con un filmone consistente e mooolto lungo, si tratta di "I sette samurai" (1954) di Akira Kurosawa.  Ambientato nel Giappone del XVI secolo, racconta la storia di un villaggio di contadini terrorizzato dai briganti che, disperato, decide di assoldare dei rōnin (samurai senza padrone) per difendersi. Accettano sette guerrieri, in cambio di solo riso.




Il film non è diviso a metà tra "introduzione" e "azione", ma tra "preparazione" e "guerra". Si parte con la lenta costruzione del mondo narrativo: Kurosawa dedica oltre metà della pellicola alla ricerca dei samurai e alla successiva fortificazione del villaggio. Questo è il segmento che può sembrare lento, ma è forse la chiave della sua genialità e innovazione. Ogni samurai viene introdotto con una scena che ne definisce l'abilità e la personalità (come Kambei, il leader saggio, o Kyuzo, lo spadaccino solitario), rendendoli subito distinti e memorabili. Insomma, un film innovativo per l'epoca.

La pesantezza e lentezza serve anche a mostrare il rapporto complesso e difficile tra i samurai, onorevoli ma disillusi, e i contadini, poveri e spaventati ma anche furbi e diffidenti. Questo dualismo sociale è il vero cuore emotivo del film. Quando l'azione esplode, sei completamente investito nel destino di tutti, non solo degli eroi.
Quando il ritmo cambia, il regista giapponese si siede alla cattedra e il film diventa una lezione di cinema d'azione. La regia di Kurosawa è anni luce avanti rispetto al suo tempo. Utilizza più macchine da presa contemporaneamente, un'innovazione che rende il montaggio delle battaglie dinamico e caotico, aumentando il senso di pericolo. Strategia e Realismo: La battaglia non è una rissa casuale, ma una guerra di posizione. La strategia è vitale, ogni vittima (bandito o samurai) è contata. La famosa battaglia finale sotto la pioggia è una sequenza leggendaria, dove la pioggia stessa è usata per amplificare il dramma e la difficoltà dello scontro.

Al di là dell'epica, il film è un'opera di un umanesimo disilluso: i samurai agiscono per un codice d'onore che è ormai obsoleto nel Giappone in decomposizione. Accettano un magro compenso per un sacrificio estremo. Nonostante la vittoria militare, il finale è tutt'altro che trionfale. I samurai superstiti si allontanano sapendo di aver "perso" la battaglia esistenziale, mentre i contadini, che rappresentano l'eterna sopravvivenza del popolo, ricominciano a vivere e a ballare sui campi. La battuta finale di Kambei, "Anche stavolta siamo stati noi i vinti. I vincitori sono i contadini", riassume perfettamente il messaggio amaro e potente del film. Ho avvertito molto la lentezza generale del film, ma a parte questo, mi sento di dire che  
Film ispirati a "I Sette samurai" dai western ai blockbuster
"I sette samurai" ha riscritto (se non addirittura scritto da zero) le regole del cinema d'azione. La sua struttura (il reclutamento di un gruppo di specialisti per una missione disperata) è stata copiata in innumerevoli opere. Eccone qualcuna:

  1. Western: Il remake più celebre, "I Magnifici Sette" (1960).
  1. Fantascienza: Ha influenzato direttamente George Lucas per "Star Wars" e molti altri film.
  1. Blockbuster: Praticamente ogni team-up movie moderno (da Ocean's Eleven agli Avengers) deve qualcosa a questa pellicola.
"I sette samurai" è un capolavoro epocale che richiede pazienza, ma la ripaga con una profondità e una maestria tecnica che raramente si ritrovano. La sua "pesantezza" non è un difetto, ma il peso stesso della storia, dell'umanità e del dramma che Kurosawa vuole comunicare prima di scatenare l'azione. Se si riesce a superare la percezione della lentezza, si scopre che questo film è il modello su cui è stato costruito gran parte del cinema d'avventura e d'azione moderno. È un film che non solo va visto, ma va studiato cogliendone tutti i dettagli.

Voto: 8,5

Eug

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