Molto bene carissimi amici, dopo aver trattato almeno i mostri classici dell'Universal (qui) che hanno avuto reciprocamente dei crossover, oggi trattiamo Wolf Man di Leigh Whannell, regista tra l'altro realizzatore di un altro reboot dedicato a un altro mostro classico, L'uomo invisibile (The Invisible Man) che ha ottenuto un successo e un attenzione da parte degli spettatori maggiore rispetto al film di quest'anno (altro motivo che mi spingerebbe a trattare successivamente il franchise classico e il rispettivo remake).
Film tutto sommato ok, senza particolari guizzi narrativi né tantomeno la stessa liricità dell'originale del 1941
Ambientato in America (invece del Galles), il protagonista è Blake, la cui giovinezza ci viene brevemente mostrata nel flashback dei primi minuti del film. Il ragazzo riceve una rigida educazione, quasi militare, dal padre che lo porta nella foresta a caccia e insegnandogli a guardarsi bene dai pericoli che vi può trovare urlandogli continuamente contro. All'incirca una 30ina di anni dopo, del padre di Blake non si sa più nulla e al figlio neanche gli interessa dato l'odio che provava verso di lui, ma anche se sposato e con una bambina che lo adora (e che a volte sgrida in modo simile al padre, salvo poi correggersi subito e trattare con dolcezza la piccola) ha un rapporto complesso con la moglie che intuitivamente appare in crisi. La morte presunta (come da legge dopo un tot di anni dalla scomparsa) del padre di Blake, accolto con impassibilità da parte del figlio, è per lui una manna dal cielo: volendo ricucire il suo rapporto con la moglie, decide di improvvisare una sorta di gita per stare insieme alla propria famiglia e rilassarsi un po' in Oregon con il pretesto di recuperare le vecchie cose che aveva nella sua vecchia residenza. Ovviamente però, un lupo mannaro renderà la vita della famigliola un vero e proprio inferno.
Pareri finali
Come già detto nell'introduzione, si tratta di un film scorrevole, poco originale, con un colpo di scena e un finale abbastanza scontati, e adatto magari per una pizza con amici. Gli attori che interpretano i personaggi principali hanno l'espressività di un frigorifero e sono poco approfonditi nonostante nei primi minuti di film, la regia e la sceneggiatura suggeriscano un peso particolarmente ponderante nei rapporti umani e familiari. Grande spazio invece è offerto alla componente Body Horror: il povero Blake si becca un bel morso da parte della bestiaccia e assistiamo a una buona parte del film alla lenta e inesorabile trasformazione dell'uomo che lo porta ad avere una visione notturna, a perdere i denti e le unghie e ad avere una spiccata aggressività. Anche se alla fine, Blake è conscio della sua nuova natura (che lo porta a quanto pare a uno stato di trasformazione perpetuo, non si fa alcuna menzione infatti alle trasformazioni esclusivamente durante luna piena) cerca di trattenersi e ad esempio azzannerà il proprio braccio per appagare come può il desiderio del sangue e va incontro a un destino fatale, non riesce a essere un personaggio tragico, romantico e soprattutto umano come Larry Talbot della pellicola del 1941 per quanto il film abbia un tono magniloquente come consono per il periodo cinematografico dell'epoca cercando di dare una dignità letteraria alla trasposizione.
Voto: 6/10
Gerry
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